Console, cloud, app: tutte le ultime tendenze del gaming

Il mondo dei videogiochi è notevolmente cambiato rispetto a una ventina di anni fa.
Una volta impugnare il gamepad significava semplicemente ingannare il tempo quando si aveva finito i compiti o mentre si era in vacanza, oggi invece il gaming è diventato estremamente più complesso e competitivo.
Basta dare un’occhiata agli stessi controller per capirlo: dai semplici pulsanti “A” e “B” si è passati a una moltitudine di tasti, frontali e laterali, per non parlare delle levette analogiche che accompagnano o addirittura sostituiscono le croci direzionali. Per contro, l’esperienza di gioco è diventata molto più accessibile e non è più necessaria possedere fisicamente un titolo per divertircisi.
Le console di ultima generazione quali PlayStation 5 e Xbox Series X/S promettono grafiche ancora più avanzate e tempi di attesa minori nei caricamenti dei giochi.
Un fattore non da poco, considerando che migliaia di gamer in tutto il mondo ne hanno fatto persino la loro professione sposando la causa degli e-sports. La sensazione generale, comunque, è che le nuove console non abbiano ancora mostrato del tutto le loro potenzialità. La retrocompatibilità con i modelli precedenti ha consentito però fin da subito di notare le differenze con l’esecuzione dei titoli più complicati da processare per mole di dati.
Il settore videoludico si è evoluto però al punto tale che chi vuole giocare in maniera sporadica o per varie ragioni non ha intenzione di affidarsi a una singola console può trovare una valida soluzione nel cloud gaming.
In buona sostanza, si tratta di un servizio di gioco da remoto, utile per chi possiede magari un pc un po’ datato, incapace di far funzionare a dovere i titoli più recenti.
Attraverso le piattaforme di cloud gaming ci si collega di fatto a un altro computer, che si occupa di processare il gioco. All’utente finale non resta che dotarsi di un gamepad opportunamente configurato, talvolta fornito dalla piattaforma stessa. Va da sé che il parco titoli varia da servizio a servizio, ma già solo la quasi totale eliminazione della componente hardware rappresenta un enorme passo avanti rispetto agli anni 2010.

Se bisogna parlare di tendenze, però, ad apparire da tempo intramontabile è quella delle app. L’avvento degli smartphone ha generato indubbiamente nuova linfa per tutto il movimento e chi non trova troppo antipatico pigiare lo schermo con le dita può godersi le conversioni mobile dei titoli più famosi come “FIFA” e “Call of Duty”, per non parlare degli storici platform come “Sonic The Hedgehog”.
Il mercato delle app si presenta tuttavia molto più eterogeneo rispetto a quello delle console. Anche le attrazioni da sala come i classici giochi di carte vantano ormai app a tema e persino le varianti più singolari si stanno facendo strada: non servono console o altri macchinari all’ultimo grido per scoprire che esistono più tipologie della roulette o per apprendere le particolarità del poker polacco. Anche in questo caso, l’aspetto agonistico è stato portato all’estremo.

I videogiochi hanno contribuito a creare soprattutto tra i giovani una sorta di linguaggio universale. Gamer di diverse nazionalità possono fare tranquillamente squadra tra loro e le piattaforme di condivisione video come Youtube e Twitch hanno alimentato la fama di giocatori professionisti che vengono indicati dalle community come veri e propri guru. Altro che hobby o intrattenimento, qui si inizia a parlare persino di cultura. E quando i videogame approderanno finalmente alle Olimpiadi di Parigi in molti cambieranno idea sull’argomento…
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