Il viaggiatore solitario di Jack London

viaggiatore-solitario

Come sosteneva lo scrittore ligure Italo Calvino: “Di una città non apprezzi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda”. 

Viaggiare è un desiderio che fa parte dell’uomo sin dall’antichità. Vale per l’uomo comune, ma assume una dimensione differente per artisti, scrittori, fotografi, musicisti e scultori. 

Purtroppo per l’uomo contemporaneo non è facile trovare il proprio tempo per mettersi in marcia e incontrare nuovi luoghi, persone e panorami che possono arricchire il proprio bagaglio emotivo e professionale.

Ci si riduce spesso a compiere dei viaggi in quei momenti dell’anno in cui si stacca dalla propria routine e si va in vacanza. Anche qui però spesso le scelte sono limitate e ridotte per motivi differenti, che vanno dal budget alla meta auspicata.  

Lo scrittore americano Jack Kerouac ha dedicato una porzione abbondante della propria produzione letteraria al tema del viaggio. Nonostante sia più conosciuto per opere come On the road (Sulla strada) per i Vagabondi del Dharma e per la raccolta di poesie intitolata Mexico City Blues, uno dei suoi libri più affascinanti è senza dubbio Viaggiatore solitario, titolo originale Lonesome Traveler, pubblicato per la prima volta nel 1960.

Si tratta di una raccolta di racconti di genere autobiografico, dove l’autore raccoglie estratti e testimonianze delle cronache dei propri viaggi.

In Italia la prosa di Kerouac è sempre stata considerata un po’ di nicchia, nonostante il buon numero di estimatori del movimento Beat, legato principalmente alle traduzioni dell’amata e compianta Fernanda Pivano.  

Scrive Kerouac in uno dei suoi racconti e appunti di viaggio: “i miei piani sono questi: vivere in solitudine nei boschi, tranquilla scrittura della vecchiaia, dolci speranze di Paradiso (che in ogni caso arriva per tutti). Il libro, suddiviso in capitoli è dedicato a otto viaggi che Kerouac ha effettuato durante la seconda metà degli anni cinquanta. Dal tanto amato Messico, passando per l’Europa visitata in treno (anticipando il concetto stesso di Interrail) fino ad arrivare a New York City, dopo essere stato “Alone on a Mountain top”, cioè Solo sulla cima di una montagna.

Uno dei capitoli più suggestivi ed emozionanti è senza dubbio quello conclusivo dedicato al tramonto della figura dell’hobo americano. Only a hobo, cantava un giovane Bob Dylan, ubriaco e innamorato della prosa di Kerouac, ultimo autentico esponente del movimento Beat, amico di Allen Ginsberg e da sempre profondo conoscitore dei libri di Jack Kerouac, nei suoi rari momenti di prosa non legata alla musica e alla forma canzone, Bob Dylan ha raccontato di viaggi, dalle profonde terre del Nord e del ferro, dal nativo Minnesota, passando per la California, ancora New York, i boschi e la solitudine di Woodstock, prima che fosse di moda, la lussureggiante e magnetica New Orleans.

Proprio nella città della Louisiana Bob Dylan incontra il produttore e musicista canadese Daniel Lanois, con cui realizzerà il disco capolavoro Oh, Mercy del 1989. Nella sua autobiografia Chronicles Volume 1, pubblicata durante i primi anni Duemila, il musicista americano dichiara il proprio amore per la città di New Orleans.  

viaggiatore-solitario
Photo by Dave Weatherall on Unsplash

Capitale del jazz e città nativa di artisti come Dr. John e come la scrittrice Anne Rice, New Orleans è per certi versi considerata una delle città simbolo degli Stati Uniti d’America. Il sud dei battelli a vapore e di Mark Twain, che spesso racconta di bische e di partite di poker, tema che oggi torna ancora una volta attuale per via di attrattive come le slots online per i casinò virtuali.  

Come scrive Erica Spindler, “gli dei tenevano d’occhio da lungo tempo New Orleans. O così sembrava. In che altro modo questa storica città costruita sotto il livello del mare, era sopravvissuta? Sopravvivenza della specie, dei più forti e dell’io. Una reazione istintiva a combattere per la vita.” 

Probabilmente il premio Nobel per la Letteratura avrà percepito e sentito qualcosa che a molti comuni viaggiatori, solitari e non, può essere sfuggita.

Del resto il mondo del cinema, della narrativa di genere e della saggistica hanno dedicato alcune delle più importanti pagine a questa città, cuore e simbolo del sud degli States.  

Jack Kerouac è stato una delle voci più autentiche del concetto di viaggi, di libertà e di ideale che parte da lontano, da Walt Whitman e da Henry David Thoreau. Che raccoglie il pensiero di un filosofo naturalista come Ralph Waldo Emerson e che è rintracciabile nei quadri di Edward Hopper e nelle immagini del regista tedesco, affascinato però dagli Stati Uniti d’America, Wim Wenders.  

Il concetto di viaggio e di viaggiatore solitario è una componente preziosa e unica di uno stile di vita che spesso sconfina e combacia con la Wilderness, quella che rese celebre un autore come Jack London, ad esempio. 

Per concludere citiamo invece un altro autore, Henry Miller, il quale tra le altre cose disse a proposito del viaggiare: “La propria destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose”.  

Recommended Posts

No comment yet, add your voice below!


Add a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *