Quando togliere il ciuccio | sopravvivere alle crisi d’astinenza

Quando togliere il ciuccio a tua figlia/o è una cosa necessaria? Noi genitori lo sappiamo ma è sempre dura affrontare la realtà.
Se con Claudio togliere il ciuccio è stato un processo veramente naturale, con Carlotta, diciamo così, la situazione ci stava sfuggendo di mano.
Claudio aveva due anni e mezzo, prendeva il ciuccio solo per dormire. Eravamo di ritorno dalle nostre consuete vacanze ad Alimini, era luglio, in macchina… Claudio voleva fare il riposino, chiese il ciuccio, io gli dissi che lo avevamo dimenticato in villa e lui senza fare una piega chiuse gli occhi e si addormentò. Capricci, urla, disperazione: niente di niente.
Carlotta è un capitolo a parte.
La sua dipendenza da ciuccio risale ai suoi primi mesi di vita.
Da sempre ha avuto bisogno di qualcosa da mordere per calmarsi.
Carlotta infatti il suo ciuccio l’ha sempre usato come antistress, ragion per cui in tre anni di vita ne ha distrutti almeno 20.
Lei usava il ciuccio in ogni momento di stress, noia, stanchezza della sua vita… ora che ci penso, anche quando giocava aveva in bocca il ciuccio, come Braccio di Ferro con in bocca la sua pipa, allo stesso identico modo.
Era così brava con il suo ciuccio tra i denti, che aveva sviluppato capacità linguistiche che neanche Manzoni… ti sapeva fare un discorso per intero ed anche comprensibile, sempre con sto ciuccio in bocca ma scandendo benissimo le parole.
Siamo riusciti a toglierle il ciuccio solo da settembre e solo per le 4/5 ore di scuola la mattina, ma appena arrivava mio marito a prenderla, iniziava a urlare bramando il ciuccio per poi crollare stremata in macchina.
E via così per tutto il pomeriggio e sera, fino al giorno dopo, quando prima di mangiare il suo yogurt, mi chiedeva espressamente un altro minuto per ciucciare quella maledetta arma di distruzione di massa che aveva in bocca.
Ecco, oltre lei, diciamo che non eravamo pronti noi… togliere il ciuccio a Carlotta voleva dire giorni e giorni di disperazione e urla da parte sua e, veramente, in questo periodo non ce la sentivamo.
Sono anche arrivata alla conclusione che tanto avrebbe messo l’apparecchio quindi perchè privarci di ore di sonno e relax?
Egoisti? No, solo con il giusto spirito di sopravvivenza.
Chi conosce Carlotta sa di cosa parlo quando dico che le sue urla ti arrivano fin dentro al cervello.
Fatta questa premessa e ormai rassegnati all’idea che avrebbe portato il ciuccio fino alla maturità, due settimane fa, di ritorno dal dentista per la mia consueta visita di controllo e dopo le sue osservazioni sull’importanza di togliere il ciuccio prima dello sviluppo della mandibola e del morso e cose così che non ho ben capito, tanto, come vi ho detto, esiste l’apparecchio, sono tornata a casa e così, con mia madre, un po’ per scherzo un po’ perchè ci è venuto spontaneo, vedendo il ciuccio sul tavolo, abbiamo detto a Carlotta che si erano formati dei vermi al suo interno.
Abbiamo iniziato con la nostra espressione schifata… a me viene benissimo devo dire, e tra uno splatters e un film horror che neanche Stephen King abbiamo raccontato a Carlotta che vedevamo sti vermi e che erano appunto arrivati, perchè dopo i tre anni nei ciucci si formano esseri orribili che poi si mangiano la lingua dei bambini se il ciuccio si mette in bocca.
Bè, ora non chiamate i servizi sociali o il telefono azzurro… nel caso, io darò la colpa a mia madre/nonna dei bambini, che ha avuto l’idea.
Però, posso dirvi una cosa? HA FUNZIONATO!
Carlotta è Wonder Woman, ma, degna figlia di sua madre, è schifiltosa come poche.
Appena ha associato i vermi al suo ciuccio, ha avuto un rifiuto totale e ha deciso che avrebbe preferito preservare la sua incolumità e la sua boccuccia di rosa, piuttosto che mettere quella cosa in bocca.
Poi io ho rincarato la dose, trovando su internet una foto di un bambino con un ciuccio in bocca e un finto ragno sulla pancia ed ovviamente ho detto che sarebbe andata a finire così se solo avesse messo di nuovo in bocca il ciuccio.
Ragazzi, ci avevo provato in tutti i modi: tagliandolo a pezzettini, mettendoci il sale sopra, facendolo sparire… niente, solo l’ipotetico assalto dei vermi a funzionato per togliere il ciuccio a Carlotta.
Crisi d’astinenza da ciuccio
Ovviamente non è andato tutto liscio come per il fratello.
La piccola peste ha sì accettato di toglierlo, ma ha avuto una vera e propria crisi d’astinenza che è durata circa una settimana.
Lamentava mal di pancia, pianti improvvisi… ha smesso di dormire il pomeriggio.
Togliere il ciuccio
Ad un certo punto mi sono sentita così in colpa che ho chiesto consulto alla maestra perchè, non vi nascondo, sarei tornata indietro…
Lei ha detto di continuare, noi abbiamo resistito e sopportato e… dopo una settimana la situazione è rientrata, per fortuna direi.
Ad oggi Carlotta non dimentica il suo ciuccio, anzi, ogni tanto ne trova uno nei suoi nascondigli segreti, però me lo porta dicendo che ci sono i vermi e io prontamente lo faccio sparire, per paura che le ritorni la voglia di una ciucciatina.
Nomina il ciuccio almeno quattro volte al giorno e ogni volta che vede vermi o insetti in qualche cartone o documentario, chiedendomi se quelli sono i vermi dei ciucci.
Quando fa così è troppo tenera e veramente mi si stringe il cuore e vorrei dirle: “Carlotta, mamma, non ti preoccupare, tieni, il tuo amico ciuccio è tornato e non ti lascerà più!”
Ma è giusto così, è giusto per lei e per i suoi denti… e forse, è giusto anche per noi e per le nostre tasche, magari a questo giro, saltiamo l’apparecchio!
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