Cesareo programmato, il taglietto che dà la vita

Il cesareo programmato regala la cicatrice più bella che una mamma possa avere.
Ci sono poche, pochissime cose al mondo emozionanti come diventare mamme. E poco importa se il parto avvenga in maniera spontanea o indotta, del tutto naturalmente o in analgesia, per via vaginale o attraverso un cesareo programmato.
L’unica cosa che conta è che mamma e bambino superino nel modo migliore il difficile momento del venire al mondo.
Troppo spesso, soprattutto negli ultimi anni, ci si permette di fare differenze tra chi ha partorito naturalmente e chi, invece, grazie ad un bisturi, quasi come se le mamme che, loro malgrado, hanno dovuto subire un intervento per far nascere il loro bambino siano…meno mamme.
E invece…a volte il cesareo programmato salva letteralmente la vita di madre e figlio.
E quasi sempre chi lo subisce ne porta addosso la cicatrice, e non solo quella sull’addome.
Cesareo programmato: quando e come
La scelta di effettuare un cesareo programmato, quindi deciso prima che si arrivi al momento del travaglio, è di esclusiva competenza del medico ginecologo.
In genere si ricorre a questa tipologia di parto per ultima scelta: la via d’elezione, infatti, è sempre quella del parto per via vaginale, che presenta in realtà meno controindicazioni per mamma e bambino di un cesareo.
Non dimentichiamo, infatti, che si tratta di un intervento a tutti gli effetti, che si effettua in anestesia, ha dei rischi come ogni operazione chirurgica e, soprattutto, prevede dei tempi di ripresa post operatori molto più lunghi rispetto al parto naturale.
Ci sono situazioni, tuttavia, che impongono al medico la scelta del cesareo programmato, e questo per tutelare al meglio la vita stessa della gestante e del nascituro.
- La casistica maggiore è rappresentata dalla scorretta posizione assunta dal feto verso la fine della gravidanza. Il bambino può infatti presentarsi podalico, cioè con i piedini rivolti verso il canale del parto, oppure addirittura in via traversa, con il sederino o l’addome rivolti verso il bacino della mamma. In questi casi si può tentare (a volte con successo) la via del parto naturale, ma è una scelta rimessa alla discrezione del personale medico e della stessa madre, dato che il cesareo programmato rappresenta la soluzione più sicura.
- Altro caso che fa propendere per un cesareo programmato è il parto gemellare: data la difficoltà e delicatezza del parto, infatti, si preferisce in genere propendere per la strada chirurgica, ma anche in tal caso la decisione spetta al ginecologo.
- La salute della mamma o del bambino rappresentano la terza casistica di cesareo programmato più diffusa: la madre o il nascituro, infatti, potrebbero essere affetti da patologie tali da rendere sconsigliabile sottoporli allo sforzo del parto, che potrebbe metterne a rischio lo stato di salute o la vita stessa.
- Ultimo caso, infine, di cesareo programmato è l’aver in precedenza subito un altro cesareo, dato lo sforzo eccessivo che si richiederebbe ad un utero già sottoposto ad intervento chirurgico per portare a termine un parto. Negli ultimi anni, tuttavia, questa fase è in controtendenza: si è diffuso sempre più il cosiddetto VBAC, di cui vi abbiamo già parlato qui, da eseguirsi tuttavia rigorosamente con personale altamente specializzato.
Cosa aspettarsi in caso di cesareo programmato
Se state leggendo questo articolo è possibile che siate in attesa e che il vostro ginecologo vi abbia proposto un cesareo.
Vi starete chiedendo cosa vi attende…premesso che ogni parto ha una storia a sé, quelle che seguono sono alcune indicazioni di massima, frutto della generale prassi ospedaliera e…dell’esperienza personale di chi vi scrive.
Anzitutto è bene sapere che il cesareo programmato viene in genere stabilito circa una settimana prima della data presunta parto; il bimbo viene fatto nascere alla 39esima settimana anziché alla 40esima, e questo per evitare che si avvii un travaglio spontaneo in tutti quei casi in cui è bene evitarlo (per le ragioni viste prima).
Qualche giorno prima dell’intervento sarete quindi chiamate in clinica per il cosiddetto prericovero: non vi allarmate, si tratta solo di recarvi in ospedale per essere sottoposte a tutta una serie di analisi necessarie prima di affrontare qualsiasi intervento chirurgico (analisi del sangue, ecocardiogramma, pressione arteriosa, ecc).
Nella stessa giornata farete sicuramente anche un controllo del benessere fetale (il famoso tracciato), se non li avevate già iniziati, e, fondamentale, il colloquio con l’anestesista.
Se tutto è a posto, vi daranno la fatidica data in cui nascerà il vostro piccolino!
Quella mattina, quindi, vi recherete in clinica dove le ostetriche si prenderanno cura di voi, compiendo tutte le operazioni preliminari all’intervento; sarete poi portate nel blocco operatorio, sottoposte ad anestesia (in genere spinale, ma in base alle decisioni dell’anestesista potrebbe essere totale) e finalmente…benvenute neomamme!
Il post operatorio è molto soggettivo; per il primo giorno non potrete alzarvi dal letto né ingerire cibi, ma già dal secondo sarete spinte a farlo dal personale medico.
In genere vi occorrerà circa un mese per riprendervi dall’intervento…per alcune sarà di meno, per altre di più, dipende molto da voi, dalla vostra capacità di recupero e dal vostro stato mentale.
La mia personale esperienza
Come forse sapete, sono mamma di due splendide bambine che hanno tra di loro poco più di un anno di differenza d’età (15 mesi per essere precise).
Ebbene, io ho subito due tagli cesarei molto ravvicinati tra loro e…sì, li ho superati entrambi, e brillantemente!
La prima volta fu forse più dura: si trattò di un cesareo d’urgenza, non programmato, a seguito di numerose ore di travaglio…scelta necessaria ma non proprio una passeggiata.
A ben vedere, però, le difficoltà che incontrai nel post parto furono più psicologiche, per la non accettazione di un parto che immaginavo completamente diverso: mi ero preparata per mesi al parto vaginale, all’emozione di vivere quel momento, alla naturalità della nascita.
Certo non mi aspettavo una fredda sala operatoria, un’anestesia dolorosa effettuata (con grande abilità) in pieno travaglio; non ero preparata al post operatorio, al non potermi muovere senza fitte di dolore.
Immaginate la mia reazione quando appresi della seconda gravidanza e della necessità di affrontare nuovamente un cesareo, questa volta programmato. Non vi era possibilità, per me, di accedere al VBAC dato il troppo poco tempo trascorso dal primo parto, e a dirla tutta non l’avrei mai affrontato!
Alla fine anche il secondo cesareo è stato eseguito d’urgenza! Il giorno del mio prericovero, infatti, mentre mi sottoponevo alle analisi di routine, partì un simpaticissimo travaglio spontaneo perciò…voilà, sala operatoria d’urgenza.
Questa volta, però, è stato diverso. Questa volta me lo aspettavo, sapevo a cosa sarei andata incontro ed ero preparata a non veder nascere la mia piccola come avrei desiderato.
Forse per questo è stato tutto più facile: i giorni in ospedale, la ripresa successiva, la mia forza di volontà nel tornare subito operativa.
Io alla fine ce l’ho fatta, e ce la farete anche voi.
E, soprattutto, di mamma ce né una. Sia che partorisca per via naturale, sia che lo faccia portando sul suo corpo la più bella delle cicatrici.
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