Le 10 regole per sopravvivere al secondo figlio. PARTE I

secondo figlio - bamboom

L’hai sognato, l’hai desiderato, l’hai cercato, hai sofferto ogni mese quando non arrivava, non ci credevi quando hai visto che era lì, hai pregato nove mesi perché tutto andasse bene, l’hai guardato e te ne sei subito innamorata.

Bene, hai il secondo figlio ma…. ora come si fa?????

Il fatto che questi esserini siano meravigliosi e che bisogna ringraziare il cielo per la grande gioia che ci portano, non vuol dire che non ci incasinino la vita che con tanta fatica si è assestata dopo lo scossone della prima gravidanza.

C’è da dire che noi mamme bis a nostro vantaggio abbiamo anni di esperienza che ci hanno forgiate col fuoco, per cui notti insonni, piagnistei al supermercato e pannolini strabordanti non ci fanno paura.

Seppure ci sia stata qualche perplessità nel ricordare come si medica il moncone, gli errori commessi in passato ci guidano in questo tortuoso percorso, ed ecco che da qui nasce il decalogo per sopravvivere al secondo figlio:

  1. I SI che servono a non andare al manicomio

 

Grazie alla tecnologia noi mamme abbiamo a disposizione con un semplice click articoli di luminari in materia di psicologia, medicina e alimentazione infantile.

Per quanto tendenzialmente si cerchi di attenersi scrupolosamente a queste linee guida, la vita di tutti giorni ti pone davanti a delle situazioni in cui fare la cosa giusta è deleterio per il tuo equilibrio psicofisico.

Ebbene, la mamma bis si è resa conto che alle volte concedere l’utilizzo del tablet per farsi un aperitivo con le amiche non è poi la fine del mondo, che talvolta far dormire il neonato nel letto matrimoniale evitando di alzarsi per allattare non è peccato mortale e che una tantum una merenda a base di gelato al cioccolato non destabilizzerà la dieta biologico – vegana che si impone ogni giorno al proprio figlio.

Diciamo che in piccole dosi anche adottare un comportamento sbagliato può essere giusto.

 

  1. Gestione delle faccende domestiche: abituarsi al caos

 

Quando si è cresciuti come me con una madre maniaca delle pulizie è difficile non aver riportato degli strascichi dei traumi provocati dalla sveglia alle 06.00 del mattino dal suono della scopa elettrica o del gelo delle finestre aperte in pieno inverno per ammazzare i germi.

Con l’età adulta, seppure in minima parte, ho cominciato ad avere anch’io questo tipo di problemi piscologici.

Ricordo come se fosse ieri che del mio Paolino avevo l’ossessione di sterilizzare ripetutamente qualsiasi cosa venisse a contatto con lui: dal biberon ai vestiti, dal lenzuolino al sonaglio; mi trovavo a lavare il pavimento due volte al giorno e a riordinare ossessivamente la casa facendomi venire i capelli bianchi quando cadeva per sbaglio una briciola per terra. Invitavo raramente gente in casa per l’ansia che contaminassero l’ambiente… insomma una vitaccia…

Viceversa con la nascita di Enrica ho capito che il semplice lavaggio del ciuccio con acqua corrente mi è sufficiente a garantirgli la dovuta igiene, che i neonati possono indossare le tutine senza prima purificarle con il vapore del ferro da stiro. Casa sempre piena di amici, tanti sorrisi e un po’ di polvere sotto il tappeto la ricetta per vivere bene.

 

  1. Trascurare un po’ i figli per salvare il matrimonio

 

Sembrerà un discorso da madre snaturata, ma per avere figli felici servono genitori felici. Dunque, per cercare di restare uniti due coniugi di tanto in tanto hanno bisogno di un po’ di tempo da dedicare alla coppia. Per cui ben venga lasciarli un paio d’ore dai nonni o dalla baby sitter, che sia una volta a settimana o una al mese (in base alle disponibilità e alle finanze) l’importante è ricaricare le pile e distaccarsi dalla routine.

 

  1. Parrucchiere ed estetista contro la depressione post-partum

 

Non voglio prendermi gioco di un argomento così delicato; però, quando è nato Paolo ho affrontato un periodo durissimo, non mi riconoscevo più, mi sono lasciata molto andare fisicamente ed ero molto triste e nervosa. La stanchezza mi aveva sopraffatta e passavo le mie giornate in pigiama con un bambino urlante tra le braccia. In questa seconda gravidanza, consapevole della brutta piega che assume questo atteggiamento a lungo andare, dopo tre settimane dal cesareo ho preso subito in mano la situazione: parrucchiere, estetista e alimentazione corretta mi hanno portato a sentirmi più “me stessa”.

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  1. Il VAFFA-ZEN ai giudizi non desiderati.

 

Non si sa perché quando hai un figlio anche le persone che non ne hanno mai avuto uno si sentono in dovere di darti un consiglio su come gestirlo. Quando però il parere si trasforma in giudizio, ciò che viene detto può infastidire o addirittura ferire perché va a toccare delle corde molto sensibili.

Se vuoi fare incazzare una mamma che ha passato la giornata e annessa nottata a prendersi cura del proprio bambino valle a far notare cosa sbaglia con la presunzione di avere la risposta giusta in tasca.

Posto che la madre perfetta non esiste (o perlomeno io non la conosco), la soluzione al problema è FREGARSENE BEATAMENTE dell’altrui opinione quando questa non è richiesta, lasciando intendere, invece, all’interlocutore che lo si sta ascoltando con attenzione, così da evitare una lite per difendere la propria posizione.

Adottare un atteggiamento ZEN in queste situazioni non è facile ci vogliono anni e anni di esperienza per replicare con un “si certo”, “hai ragione”, “è giusto”, “tu sei la mamma perfetta”, “in confronto a te la Montessori è una ciarlatana”, ma credetemi ne guadagnerete di salute.

 

…coming soon

 

ENRICA indossa DRESS 120 di Bamboom, un vestitino in versione maniche lunghe dotato di pratici bottoncini per l’apertura sulla spalla. Il morbido tessuto in fibra di bamboo garantisce il massimo del comfort per la pelle del piccolo. E i deliziosi volant sul davanti regalano un look decisamente femminile.

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